Il Torrente Diaterna
Un paradiso per i naturisti nel Mugello
Il Torrente Diaterna è un pregevole corso d'acqua in provincia di Firenze, che dopo aver scavato la sua valle in Toscana finisce per sfociare nel fiume Santerno, il quale scende verso Imola, questo torrente pur scorrendo interamente in territorio di giurisdizione Toscana, morfologicamente fa parte a tutti gli effetti dell'appennino Romagnolo, ma queste son questioni geografiche puramente speculative, che non hanno nulla a che vedere con la Natura ed il paesaggio, e sinceramente poco ci interessano.
Il torrente, della lunghezza di poco più di otto chilometri, è costituito da tre rami, da cui il nome Diaterna, che deriverebbe da Dea Terna, una Dea di una particolare bellezza, tre braccia appunto, perchè ogni luogo dove regna tanta bellezza non può aver avuto origine se non da una Dea. Qui io ho esplorato e fotografato solo un tratto del corso principale (Diaterna di Caburaccia, che nasce dal Colle di Canda), ma è mio desiderio appena potrò di esplorare anche gli altri due rami di questo corso, il Diaterna Valica che nasce nei pressi del passo della Raticosa, ed il Diaterna di Castelvecchio, che nasce dal Sasso di San Zanobì (una solitaria formazione rocciosa ofiolitica alla base del monte La Fine).
Il fiume è molto bello, tanta acqua anche in piena estate, fresca e pulita, spettacolari anfiteatri di strati rocciosi, natura incontaminata ed ambiente selvaggio, si può camminare per ore senza incontrare traccie di civiltà, o quasi, ad un certo punto infatti si incontra un ponte su cui transita la ferrovia ad alta velocità ! Nascoste dietro le anse rocciose del fiume, sono stati costruiti dai bagnanti dei piccoli e rudimentali rifugi in pietra, con il tetto fatto di bastoni e tendine svolazzanti all'ingresso, e con tanto di artigianali ed invitanti barbecue: questi manufatti, inseriti nell'ambiente selvaggio di questa piccola valle, danno l'impressione di averci fatto fare improvvisamente un balzo all'indietro nel tempo, sembra di trovarsi improvvisamente sperduti in qualche piega del tempo, in qualche imprecisato villaggio primitivo.
Una cosa ho imparato sui pesci, cercando di fotografarli in questo fiume: la confidenza con l'uomo è inversamente proporzionale alla loro età, più i pesci son piccini, più son curiosi e si avventurano verso il nuovo intruso, arrivando anche a mordicchiarmi le mani che tenevano stretta la fotocamera, più i pesci son grandi, e quindi immagino anche di età, più sono diffidenti, fino ai pesci più grossi, che son si curiosi, ma ti guardano sospettosi da lontano, con sufficenza, e girandoti ben alla larga !
E' un posto molto bello, che merita una visita, anzi merita di essere vissuto in pienezza, e merita sicuramente anche di tornarci. Si raggiunge facilmente da Firenzuola in Toscana o da Castel del Rio in Romagna: lungo la stataleche costeggia il Santerno, tra gli abitati di Coniale e San Pellegrino si trova la località Scheggianico, nei pressi della quale dovete imboccare via Coniale Cerreta, percorse poche decine di metri troverete alcuni piccoli spiazzi dove poter parcheggiare, nei pressi dei quali parte un sentiero che in pochi ripidi minuti di discesa conduce al fiume
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E questa è a sommi capi la geografia del luogo, passiamo ora alle risorse umane: ho voluto esplorare questo interessante torrente per le sue acque ed i suoi spettacolari anfiteatri rocciosi, ma anche perchè questo luogo è noto per essere frequentato da naturisti, ovvero persone che amano un rapporto diretto e senza filtri con la natura, in poche parole non usano il costumino da bagno, con buona pace delle mode mare e delle ultime tendenze.
E' sicuramente un modo per essere anche più spiritualmente in contatto con le forze della natura, abbandonando per un po' i ruoli costrittivi della scietà, le maschere e le ipocrisie. Il contatto con la natura diventa in questo modo totalizzante, ci si fonde, ci si sente parte della foresta, della roccia, delle acque. Il confine tra interiorità ed esteriorità si fa più labile e permeabile, ci si eleva ad una forma di sensibilità e di vibrazione superiore, ma bisogna essere disposti a mettere da parte le nostre illusioni fuorvianti del perfezionismo, deporre le armi difensive dietro le quali ci trinceriamo quoditianamente, e che ci isolano dalla pura percezione e dalla nostra essenza più pura, e dobbiamo abbandonare l'esercizio bellico del giudizio, con il quale ci trastulliamo sempre volentieri, nascosti dietro le nostre corazze, da dove guardiamo il mondo solo da piccole e strette feritoie. In poche parole, dobbiamo solamente essere noi stessi, tutto qui... forse la cosa più difficile da mettere in pratica. E' comunque assai probabile che se siamo persone negative da vestiti, lo saremo anche senza !
Per quanto mi riguarda, il mio rapporto intimo con la natura è una cosa molto personale, che pratico spesso in solitudine, e non ho necessariamente bisogno di luoghi di condivisione sociale, per me ogni bosco, ogni roccia, ogni fiume è un tempio, un luogo sacro, un'estensione del mio sentire più profondo. Per luogo sacro intendo un luogo che stà a metà strada tra un luogo fisico ed un "luogo interiore" dove si percepisce la suggestione e la percezione di far parte di un'energia che ci trascende, qualcosa di molto più grande di noi, ma di cui noi facciamo parte, che ci portiamo dentro, ad un certo punto anche i confini di dentro e fuori perdono di significato. Sacro è luogo simbolico non profanato dal materialismo dell'uomo. Sacro è qualcosa che per definizione appartiene ad un Dio o una Divinità, non è nostro quindi, anche se ci è concesso di accedervi, non è umano, non è sottoposto alle leggi degli uomini e ai loro personali tornaconti. Sacro è quel territorio della vita e della Natura e di noi stessi che non ci è possibile comprendere con la ragione.
Un po' come la Bellezza, provate a descrivere cos'è la bellezza: potrete scrivere fiumi di parole, e fiumi di parole sono stati scritti, ma sarete sempre lonani dalla sua essenza inesprimibile ! E' sempre qualcosa di inafferrabile, qualcosa che forse non esiste se non nel territorio che stà a metà strada tra i confini del reale e dell'irreale, qualcosa che non esiste di per sè senza l'intervento del nostro sentire, della nostra anima, forse alla fine è la nostra stessa anima! La fotografia ne può essere un esempio concreto: spesso una fotografia rende molto più bello del reale un dato luogo, o una data persona, che magari dal vivo tanto bello non è, viceversa altrettanto spesso una bellezza sublime o grandiosa non riesce ad assere adeguatamente catturata da una semplice fotografia, c'è sempre qualcosa che viene aggiunto, creato, o qualcosa che sfugge, che manca, quell'inafferrabile essenza che chiamiamo bellezza, o sacralità. Forse la bellezza ed il senso del sacro non sono altro che la nostra stessa anima, che si rispecchia come un cielo si rispecchia su un lago, e si riconosce !
Tornando al fiume, questo luogo è molto tranquillo e libero, e se ci andate d'estate dovete mettere in conto, che siate con il costume o senza, che incontrerete sicuramente persone integralmente nude, uomini e donne, quindi sappiate essere rispettosi delle idee e degli stili di vita altrui, perchè questo è alla base di una società libera, ed anche perchè nessuno può ritenersi il detentore della verità assoluta. D'altronde in passato, anche nei fiumi che attraversano le nostre città, non molto lontano nel tempo dai nostri giorni, quando ancora i costumi non erano stati inventati, od erano appannaggio solo di una ricca borghesia, nelle calde giornate estive le persone andavano a rinfrescarsi al fiume, ed allora era cosa normale fare bagni e godersi la frescura dei boschetti, in totale nudità, senza nessuno scandalo od inopportuni moralismi. Il corpo nudo era aborrito solo dall'aristocrazia e dalle ricche borghesie, forse fatta eccezione per qualche concessione artistica, in quanto il nudo è essenzialmente troppo democratico, un po' come la morte !
Vi lascio il link ad un racconto molto bello sul fiume Santerno, sul Diaterna e su un vecchio pescatore, un articolo di Mauro Magnani, piacevole ed interessante da leggere >>>