"Noi abbiamo inventato la felicità" dicono gli ultimi uomini e strizzano l'occhio.
Essi hanno lasciato le contrade, dove la vita era dura: perchè ci vuole calore. Si ama anche il vicino, e a lui ci si strofina,: perchè ci vuole calore.
Ammalarsi e ssere diffidenti è ai loro occhi una colpa: guardiamo dove si mettono i piedi. Folle chi ancora inciampia nelle pietre e negli uomini.
Un po' di veleno ogni tanto: ciò rende gradevoli i sogni. E molto veleno alla fine per morire gradevolmente.
Si continua a lavorare, perchè il lavoro intrattiene, Ma ci si dà cura che l'intrattenimento non sia troppo impegnativo.
Non si diventa più ne ricchi ne poveri: ambedue le cose sono troppo fastidiose.
Nessun pastore e un sol gregge! Tutti vogliono le stesse cose, tutti sono eguali: chi si sente diversamente va da sè al manicomio.
Oggi si è intelligenti e si sa per filo e per segno come sono andate le cose.
Una vogliuzza di giorno e una vogliuzza per la notte, fermo restando la salute.
"Noi abbiamo inventato la felicità!" dicono gli ultimi uomini e strizzano l'occhio.
Zarathustra invece si rattristò e disse al suo cuore: Essi non mi intendono, io non sono la bocca per questi orecchi. Certo ho vissuto troppo a lungo sui monti, troppo a lungo ho ascoltato il mormorio dei torrenti e il fruscio degli alberi e ora parlo a loro come a dei caprari.
A questo punto però avvenne qualcosa che fece ammutolire tutte le bocche e strabuzzare gli occhi di tutti.Nel frattempo, infatti, il funambolo si era messo all'opera : era uscito da una porticina e camminava sul cavo teso tra le due torri, per modo che ora si librava sopra il mercato e la folla. Ma era giusto a metà del suo cammino, quando la porticina si aprì di nuovo e ne saltò fuori una specie di pagliaccio dai panni multicolori, che a rapidi balzi si avvicinò all'altro.