Mille modi per viaggiare
"Ci sono molti modi di arrivare. Il primo è non partire."
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"Ci sono molti modi di arrivare. Il primo è non partire."
Una nave ormeggiata in un porto è al sicuro, ma non è per questo che le navi sono state costruite.
Il cerchio, forma perfetta, forma femminile, dall'alba dell'umanità simbolo di armonia, di equilibrio e di ciclicità, come un cordone ombelicale lega profondamente il nostro essere con i cicli della natura, della vita, del mondo femminile e della luna, di cui ne ricorda la forma.
"Non basterebbero tutti i colori del mondo,
Questo particolare periodo storico che stiamo vivendo, soprattutto per generazioni come le nostre che non hanno mai vissuto situazioni drammatiche come guerre, dittature, carestie o pestilenze, ci offre, tra i tanti problemi, anche due grandi opportunità: la prima è quella di far cadere le maschere, la seconda è una lezione interiore, quella di...
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Mi piace fotografare le persone, gli esseri umani ed il loro mondo, questo non implica automaticamente che mi piacciano le persone, gli esseri umani ed il loro mondo: è una questione ancora irrisolta tra me e me, e tale rimarrà, almeno per questa vita.
Mi affascina osservare questo palcoscenico chiamato vita, animato da una gran moltitudine di attori, primedonne, protagonisti, figuranti e comparse varie, teatranti più o meno consapevoli, è bello anche vedere che ogni tanto qualcuno esplode ed abbandona il copione, qualcun'altro improvvisa, altri cercano di sabotare l'opera ed alcuni oscuri figuri che non si fanno mai vedere, che giocano e sghignazzano silenziosamente nella sala di regia.
Mille e mille trame che si intrecciano e si manifestano, come i mille film trasmessi in continuazione nell'etere: mille storie diverse che viaggiano in contemporanea e in parallelo nello stesso mezzo, ma tutti su canali diversi.
Mi affascina osservare ed interrogarmi su questo mondo, attraverso il tramite della fotografia, è come affacciarsi ad una finestra spalancata su questa immensa e variopinta piazza, mantenendo però sempre quel distacco di chi osserva una scena senza prenderne parte, come uno spettatore a teatro, una comare al balcone.
Sono stato definito "uno straniero" ed in effetti non mi sono mai sentito pienamente parte integrante di questa comunità umana, c'è sempre un qualcosa di indefinito che non mi convince, e parimenti io non convinco mai il prossimo, me ne accordo dagli sguardi, desto sospetto. Ho sempre vissuto il sociale come un "qualcos'altro" da me, ed in effetti si, mi sento un po' straniero, nel tempo e nello spazio, straniero a casa mia, straniero anche a me stesso.
Come un clandestino, che si trova qui senza motivo e senza permesso, in una caotica città di cui non conosco la lingua, aggirandomi curioso nei vicoli e nei meandri delle umane vicende, cercando di cogliere nei gesti e nelle espressioni frammenti di significati, cercando di trasformarli in immagini che possano essere evocative, che possano fornire un'emozione e una riflessione attraverso un linguaggio simbolico.
Tutto questo senza un progetto ben definito, e soprattutto senza presunzione di indagare, testimoniare, documentare, raccontare, se non relativamente ad un mondo interiore tutto personale
Potrei perdermi qui a scrivere pagine su pagine per cercare di spiegare perché fotografo questo o quello, annoiandovi tremendamente, ma sarebbe solo un giustificarsi, anche a me stesso. Accetto il limite, e mi fermo davanti all'evidenza di non poter conoscere tutto, il fotografare stesso, più che una risposta, diventa un interrogarsi, diventa simultaneamente catarsi e introspezione.
Non essendo un professionista che fotografa per campare, a livello razionale questa fervente attività non ha alcun senso logico, pertanto mi arrendo al mistero, so che mi piace, mi da tormento e soddisfazione, la necessito, e mi lascio agire da questa passione, senza interpretarla eccessivamente (un'autopsia in vita ucciderebbe il paziente), mi guida solo la curiosità e la suggestione, il resto sono solo parole.
I like to photograph people, human beings and their world, this does not automatically imply that I like people, human beings and their world: it is a problem still unresolved between me and me, and it will remain so, at least for this life.
It fascinates me to observe this stage called life, animated by a large multitude of actors, first ladies, protagonists, appearing and extras, more or less aware actors, it is also nice to see that every now and then someone explodes and leaves the script, someone else improvises, others they try to sabotage the opera and some obscure figures who never show up, who play and chuckle silently in the control room.
Thousand and thousand plots that intertwine and manifest themselves, like the thousand films continuously transmitted in the ether: a thousand different stories that travel simultaneously and in parallel in the same medium, but all on different channels.
I'm fascinated observing on this world, and questioning myself, through the medium of photography, it is like looking out of a wide open window on this immense and colorful square, while always maintaining that detachment of those who observe a scene without taking part, like a theater spectator, a comare at the balcony.
I have been called "a foreigner" and in fact I have never felt fully an integral part of this human community, there is always something indefinite that does not convince me, and likewise my person never convince others, I undestand this by the looks , i arouse suspicion. I have always feel the social events as "something else" far from me, and in fact yes, I feel a bit foreign, in time and space, foreigner at my same home, foreigner even to myself.
Like a clandestine, who finds himself here without reason and without permission, in a chaotic city whose language I do not know, i wand curiously in the alleys and meanders of human affairs, trying to catch fragments of meanings, words, gestures, images, which can be significant, which can provide a trace, a clue.
All this without a well-defined project, and above all without presumptuousness to investigate, testify, document, tell, if not relatively to an entirely personal inner world.
I could writing pages on pages to try to explain why I photograph this or that, boring you tremendously, but it would only be a justification, even to myself. I accept the limit, and I stop in front of the evidence of not being able to know everything, photographing, rather than an answer, becomes a questioning with ourself, it simultaneously becomes catharsis and introspection.
Not being a professional photographer, on a rational level this fervent activity has no logical sense, therefore I surrender to the mystery, I know that I like it, it gives me torment and satisfaction, I need it, and I let myself act by this passion, without interpret it excessively (an autopsy while living would kill the patient), only curiosity and awesomeness guide me, the rest are just words.
Quali sentimenti vi vengono in mente pensando a delle belle ragazze ? Dolcezza e romanticismo, ma anche grazia e cortesia, beh date un'occhiata a queste immagini prima di trarre delle conclusioni affrettate...
What feelings come to your mind when thinking of beautiful girls ? Sweetness and romance, but also grace and courtesy, ok but take a look at these images before drawing any hasty conclusions ...
Le atmosfere fumose di un vecchio saloon nel far west, dove anime in balia degli eventi naufragano pietosamente sulle sterili spiagge dei piaceri e dell'oblio di se.
The smoky atmospheres of an old saloon in the far west, where souls at the mercy of events shipwreck pitifully on the sterile beaches of pleasure and self-forgetfulness.
Immagini, persone e parole, nel mio blog su Tumblr
Pictures, people and words, on my Tumblr blog
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