La via Francigena
Un suggestivo tratto della via Francigena in abito invernale, tra Cassio e Berceto.
Si tratta di un percorso che non ha bisogno di presentazioni, è probabilmente il più famoso e blasonato percorso storico che attraversa il nostro appennino. Sono oltre tremila chilometri da Canterbury a Roma, nella nostra provincia, proveniente da nord, transita da Fidenza per seguire la direzione della via Emilia ed affiancarsi al corso del Taro per e seguirlo fino a Fornovo, da dove la strada iniziava ad inerpicarsi lungo la cosiddetta via di monte Bardone, verso il valico della Cisa, che anticamente non era dove si trova l'attuale statale, ma era situato sulla sella del monte Valoria, e di li si scendeva poi in Toscana e poi giù fino a Roma.
Per attraversare il fiume non esistevano ponti, l'antico ponte "romano" era stato spazzato via dalla piena, ancor oggi qualche spuntone si vede emergere dal greto del fiume. A Fornovo operava nel medioevo una compagnia di monaci ospitalieri di Altopascio (ancor oggi ad altopascio esiste la "via dei barcaioli"), si dedicavano al traghettamento da una sponda all'altra del fiume, e della costruzione e manutenzione di ponti, nonché offrivano assistenza e ospitalità ai pellegrini. Probabilmente furono loro a costruire un primo ponte in pietra che non ebbe grande durata. Quando la stagione lo permetteva, il fiume poteva essere guadato a piedi, in alcune zone come nei dintorni di Giarola erano indicati i punti di più facile passaggio.

Quel che resta dell'antico ponte sul taro, per alcuni definito "romano" ma più probabilmente di epoca medioevale, ad opera degli ospitalieri di Altopascio
Il tracciato originario del percorso è incerto, e come già scritto nell'introduzione della pagina, anticamente le vie di commercio e di comunicazione non erano da intendersi come oggi, come strade precise e ben definite, ma erano un insieme di tanti percorsi alternativi che conducevano verso una meta comune, quindi probabilmente non è nemmeno mai esistita una "via" come noi oggi la intendiamo, ma tante variante più o meno parallele.
Recentemente è stato inaugurato e tracciato, con apposite segnaletiche, anche una nuova variante che porta a Fornovo partendo da Parma e che corre sulle prime colline della Val Taro, transitando dal castello di Segalara. Speriamo sia una cosa curata nel tempo, troppe volte ho visto belle iniziative lasciate cadere nell'oblio, letteralmente inghiottite dai rovi.
Una cosa che reputo poco onorevole per un percorso storico così famoso, è la mancanza di alternative all'asfalto in alcuni punti: mi capita spesso di vedere turisti e pellegrini, soprattutto stranieri, camminare sotto il sole cocente di agosto sull'asfalto bollente, a bordo strada, sulle statali, con i tir che sfrecciano ad un palmo dalle persone: è veramente un pessimo biglietto da visita per il nostro territorio!
Il tracciato attraversa un territorio che forse non avrà grandi attrazioni spettacolari, ma è un percorso molto piacevole, interessante, ricco e vario, tutto da scoprire con il giusto spirito, la bellezza non è necessariamente spettacolarizzazione, ed oggi con tutte le immagini paradisiache con cui il web ci ha assuefatti, abbiamo perso molto in fatto di sensibilità ed attenzione, dovremmo forse fare qualche passo indietro, e riscoprire un percorso più "interiore", dove il paesaggio si adatta ai propri ritmi e le cose da scoprire ed assaporare sono tante, ma sono celate allo sguardo più superficiale del turista mordi e fuggi. Anche la bellezza è un valore che va guadagnato, con attenzione e dedizione.
Particolare della chiesa di Bardone in Val Sporzana
Deviazioni interessanti dal percorso, che meritano di essere viste, sono i Salti del Diavolo facilmente raggiungibili da Cassio, ed i Groppi Rossi, interessante e spettacolare cresta rocciosa, che però a piedi diventa una deviazione impegnativa, ma è possibile raggiungerla deviando dal percorso principale dopo Berceto per poi riagganciarsi al crinale e ritornare alla Cisa. Meritano senza dubbio una visita anche il Parco Fluviale del Taro, nella zona compresa tra Giarola ed Oppiano, che offre paesaggi naturali molto affascinanti, anche se il periodo estivo è però il meno indicato per apprezzarne la bellezza, ed i boschi di Carrega sulle colline di Collecchio. Io non mi perderei anche una capatina sulla cima del monte Prinzera, soprattutto in caso di nebbia a valle, un magnifico balcone panoramico sulle valli circostanti e sulla pianura padana.
Cippo di confine tra il Ducato di Parma ed il Granducato di Toscana datato 1820, sul crinale in prossimità della Sella del Valoria, l'antico valico di transito prima della costruzione della Cisa.
Home page ufficiale del percorso
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