ESCURSIONISMO e TREKKING

Camminare, un gesto sovversivo - Walking, a subversive gesture  (Erling Kagge)


In questa pagina illustro e racconto, con il mio consueto linguaggio, quello fotografico, alcune interessanti escursioni che ho avuto la fortuna di percorrere, sia lungo i sentieri delle nostre montagne che in giro per l'Italia e per il mondo. Quello che invece non voglio fare è fornire indicazioni tecniche e consigli sui percorsi e sull'escursionismo. Tempi di percorrenza, dislivelli, attrezzature e via dicendo, son cose noiose che mi interessano relativamente, e poi io non ne ho ne le competenze e non sono nessuno per farlo, sarebbe una cosa inutile e superficiale che si aggiungerebbe alla miriade di altre pubblicazioni simili che già si trovano ovunque. A me poi piace andare ad esplorare, senza percorsi prestabiliti, senza orari, senza tabelle di marcia, senza contare i passi ne registrare le coordinate gps.  Preferisco lasciare che i luoghi si raccontino da soli, con il solo linguaggio della bellezza e della suggestione, concepisco l'escursionismo più come come viaggio poetico ed interiore, come una ricerca spirituale e di contatto con il mondo naturale, il mondo delle cose semplici, che non un'attività sportiva, e cerco di raccontarlo per immagini, dal punto di vista dell'impatto emotivo ed interiore. Un panino e un po' d'acqua nello zaino, macchina fotografica, due buoni scarponi e tanta voglia di camminare, queste sono le cose essenziali, senza mai dimenticare di rispettare sempre i vostri limiti e le vostre paure. Certo se poi volete salire sul K2 il discorso sarà un po' diverso... 


Assodato che non mi piace dispensar consigli, io stesso in primis amo andare all'avventura, senza avere troppi programmi o tabelle di marcia da rispettare, occorre però aver sempre presente la consapevolezza dei propri limiti, della propria preparazione e delle condizioni ambientali, insomma state sempre attenti e non sottovalutate mai la Montagna: è una divinità, e bisogna accostarsi ad essa con doveroso rispetto, armati solo di amore e curiosità e lasciando a casa presunzione, competizione e sfide. 

Nella Natura siete a casa vostra, ma muovetevi in punta di piedi, con discrezione e rispetto, come se foste un ospite. 

Io posso raccontarvi il mio "metodo" per decidere come e dove andare: innanzitutto armatevi di curiosità, e siate consapevoli che spesso una bella giornata dipende da noi, da come siamo predisposti, il mondo stesso ci appare più o meno bello, più o meno interessante, a seconda dello spirito con cui lo osserviamo. Spesso quello che cerchiamo è dentro di noi, fuori dobiamo trovare solo delle corrispondenze.  E comunque è sempre opportuno partire con un "profilo basso", se ci facciamo troppe aspettative, rischiamo di rimanere delusi, anzi quasi sicuramente lo saremo. Dobbiamo sempre avere un atteggiamento aperto e ricettivo, e trovare la bellezza anche nelle piccole cose, anche in una giornata grigia, di pioggia, senza sole, lasciatevi guidare dall'intuizione e dall'istinto, come un cacciatore che segue le tracce della sua preda, o come un investigarore che cerca indizi se preferite, almeno io mi muovo così.

Fatte salve queste premesse fondamentali, ci sono tre modalità principali per decidere dove andare: le cartine, le fotografie e il caso, spesso un mix di questi elementi.

Solitamente mi lascio suggestionare da qualche bella foto vista in giro, internet a questo riguardo è una miniera inesauribile, quindi studio la zona, per vedere cos'altro di interessante può esserci da quelle parti, infine se sono convinto, decido di spostarmi e andare a vedere, può essere una passeggiata, un trekking o una settimana di vacanza.

Altre volte invece mi lascio suggestionare dalle mappe, e cerco di creare dei percorsi studiando qualche cartina, andando su e giù per monti e per valli semplicemente scorrendo il dito sulla mappa, cercando luoghi particolari come laghetti, fiumi, cascate, formazioni rocciose, castelli arroccati o borghi sperduti. Spesso anche la toponomastica contribuisce ad infiammare la fantasia: leggere di località con nomi suggestivi come "Prato delle Femmine", "Groppo della Donna", "Pietra del Fuoco" o "Vallone dell'Inferno" non fa venire voglia anche a voi di andare a vedere ? Certo oggi le mappe possono sembrare oggetti forse un po' antiquati, forse un po' scomodi da dispiegare e ripiegare, soprattutto se c'é vento o se piove, ma io le adoro e le colleziono, ed il piacere tattile di maneggiarle non sarà mai sostituito da nessun telefonino o tablet: fatevi una bella libreria di mappe e guide, libri e riviste di viaggi, saranno le vostre mappe del tesoro, perché a volte è bello anche viaggiare comodamente in poltrona, con la fantasia ! Quando vado in un posto nuovo, cerco sempre di trovare una cartina, torna utile anche una volta a casa, per dare un nome ai luoghi visitati ed avere una visione d'insieme, orientata nello spazio.

Un altro modo per esplorare, che con me si è rivelato spesso molto proficuo, è lasciarsi guidare dell'istinto e dalla curiosità, guardandosi attorno, fuori dal finestrino, quando ci si muove in macchina, in treno o con altri mezzi: spesso le scoperte più belle ed entusiasmanti si fanno per caso, non sono studiate a tavolino. Questo a me è capitato soprattutto con i torrenti, ma vale anche per castelli, stradine, paesi e montagne: tante volte ho visto lungo la strada dei torrenti che mi sembravano interessanti, quindi ho deciso di tornare per seguirne il corso, senza avere la più pallida idea di dove mi avrebbero portato. Alcune volte diventano presto impraticabili e non si arriva da nessuna parte (anche se in realtà "nessuna parte" non esiste, c'è sempre un "luogo" ), altre volte invece questo metodo mi ha permesso di scoprire ambienti davvero unici e quasi sconosciuti, e soprattutto solitari e selvaggi come piacciono a me, dove posso perdermi e ritrovarmi, dove torna a galla il selvatico che è in me, dove posso sentire il primordiale e ammalgamarmi con esso.

Poi con il tempo e l'esperienza, ognuno si costruisce tutta una serie di "luoghi del cuore" dove trovare rifugio sicuro in caso di emergenze spirituali od emotive, o semplicemente quando si vuole andare a colpo sicuro per offrire un bel regalo alla propria anima.

Camminare è sempre un'esperienza che non è solo fisica, è anche e soprattutto un'attività che coinvolge il pensiero e le emozioni, anzi a dire il vero non dovrebbe esistere questa distinzione tra corpo ed anima ! Camminando circondati dalle forme suggestive della natura, accantonate momentaneamente le tribolazioni quotidiane, il pensiero ha modo di compiere percorsi diversi, possiamo vedere le cose e la vita da un altro punto di vista e percepire in noi stessi cose che altrove, indaffarati, distratti e frettolosi, non riusciamo a percepire: come ha detto tempo fa Federica, una mia cara amica, durante un'escursione "non compio solo un percorso nel bosco, compio un percorso dentro me stessa".

Camminare, ovvero muoversi e viaggiare usando solo le nostre gambe come motore ed i nostri piedi come sostegno, è un'esperienza unica e gratificante, ad ogni passo sentiamo il contatto diretto con la Madre Terra, ne percepiamo le vibrazioni, il respiro, il profumo, il suono, è un modo "immersivo" di vivere il viaggio, che coinvolge tutti i nostri sensi ed i nostri istinti, al contrario di altri mezzi che ci isolano dal mondo stesso, falsando le nostre percezioni, se non annullandole del tutto. Camminare è un gesto antico, ancestrale, che ci riporta alle origini, i nostri mezzi di trasporto si sono evoluti nel tempo, ma le nostre gambe, i nostri piedi, sono rimasti sempre gli stessi, uguali a quelli dei nostri antenati, è un gesto antico ma allo stesso tempo moderno ed insostituibile, eterno, come il bisogno di viaggiare e di esplorare, un ritorno alla semplicità e all'essenzialità, un ritorno a noi stessi, al ritmo dei nostri passi, scanditi dal nostro respiro e dai nostri battiti.

In un'epoca come questa, dominata dalla performance, dall'efficienza, dalla competitività con se stessi e con gli altri, o sarebbe meglio dire "contro" se stessi e contro gli altri, camminare, fare trekking, passeggiare tranquillamente, fermarsi ad osservare, fare delle fotografie, senza contapassi, senza gps, senza orari ne altre incombenze (io di solito torno alla macchina che ormai è già sceso il buio) è anche una forma di ribellione, di resistenza !

Tutto quello che si incontra sul cammino è importante e ci arricchisce, anche se si sbaglia sentiero, o ci sorprende il temporale, e la meta in fondo è spesso solo un pretesto. Il Trekking per me non è uno sport, mancano le due peculiarità essenziali che caratterizzano un'attività sportiva: la competitività e il risultato ! Nel fare trekking, o meglio nel mio modo di fare trekking, non vi è nessuna forma di competitività, e non vi è nessuna meta da guadagnare, nessun goal, nessun punteggio ! Per me il trekking è più simile allo yoga, un'attività che coinvolge l'individuo nella sua totalità: corpo, mente e spirito. E' quasi una forma di meditazione, anche perché quando cammino penso, penso molto, e vedo le cose in modo diverso, mai negativo, mai pesante ! Ed è anche per questo che, pur amando tantissimo la montagna, non vedo di buon occhio l'alpinismo, perché la Natura è sacra, la Montagna è una divinità, non è un parco giochi, non è una palestra, non è una sfida con la Natura, sfidare la montagna è una cosa molto stupida e presuntuosa, altrettanto lo è sfidare i propri limiti ! Se c'è una vetta da conquistare, un limite da superare, quella è solo interiore, spirituale !

Personalmente preferisco affrontare i sentieri e le mulattiere, i boschi e le valli, con lo spirito dell'antico viandante o del pellegrino, inseguendo più un percorso spirituale che non un mero spostamento per motivi di utilità, come raggiungere una vetta o andare a funghi. Io vado in montagna perché sento la necessità di ristabilire un contatto, un legame, con il territorio, con la storia, ma soprattutto con la Natura e le sue forze, i suoi elementi, tra cui me stesso, un legame che risponde anche al bisogno interiore di dare un senso al proprio esistere, cercando con le mani nella terra il legame con le nostre radici, le nostre origini e la nostra storia, un'identità insomma, un'identità che vada ben oltre il nostro nome anagrafico od il nostro ruolo sociale, che sono un nulla!

Camminare penso sia un bisogno primordiale, fisico e psichico, vitale, il bisogno di muoversi nel paesaggio per sentirsi parte di qualcosa di grande, ma nel nostro tempo dominato dalla "razionalità", dall'utilitarismo, dall'arrivismo e dall'efficientismo, dall'apparire sani e in forma, non è socialmente qualificante una simile "inutile perdita di tempo", per questo penso che molte persone sentano interiormente il bisogno di presentare una giustificazione plausibile a se stessi e al prossimo, in quest'ottica leggo il grande successo che stanno avendo tutte le varie marce, maratone, corse e competizioni varie che ormai si svolgono in ogni dove e con ritmi sempre più massacranti: camminare per vincere, per dimostrare, per gareggiare, per apparire, per essere sempre in forma va bene, camminare e basta invece no ! Personalmente continuo volentieri a perder tempo, non sento di aver nulla da giustificare a nessuno, e sono contento di camminare tra monti e boschi senza meta, senza contapassi, senza tappe, tempi di percorrenza, punti da guadagnare o vette da conquistare. Si lo so, molti obietteranno che in queste manifestazioni sportive c'è il piacere dello stare insieme, della condivisione, della convivialità, dell'appartenenza, del confrontarsi, forse sono cose che a me mancano, anzi sicuramente è così, si sta manifestando la mia essenza asociale, solitaria e selvatica !

Errare in me stesso sempre più in profondità, questa la mia unica meta; la cadenza dei miei passi, questo il mio cronometro; avvicinarmi allo spirito di Madre Natura con rispetto ed incanto per i misteri che mi si parano davanti agli occhi, questo il premio da guadagnare; conoscere qualcosa in più in più dei miei compagni di viaggio (quando ci sono), dei luoghi che ho visto, delle persone lo abitano o l'hanno abitato, queste le mie tappe; e tornare a casa alla sera con un grande "grazie" nel cuore per la bella giornata trascorsa.

Sembra incredibile, eppure ad ogni cammino ci sono sempre cose che mi sorprendono e mi fanno riflettere; anche ripercorrendo più volte lo stesso percorso, l'altro giorno per esempio, mentre camminavo nel bosco, mi son fermato a fotografare un minuscolo insetto su di un fiore, e questo è bastato per farmi riflettere sulla miriade infinita di forme di vita, a volte piccole, piccolissime, e chiedermi che ruolo abbiano nell'universo, chiedermi se quelle minuscole forme di vita siano consapevoli delle lontanissime stelle che stanno in cielo e se siano consapevoli del loro ruolo in questo disegno. E noi invece ? Noi siamo consapevoli che tutto questo è interconnesso ? E questa consapevolezza ci aiuta o ci ostacola ? Tutto questo è semplicemente magico ed affascinante, e basta un minuscolo particolare per farci intuire quanto poco o nulla conosciamo della nostra vita e del nostro ruolo in questo universo.

In tutto questo la fotografia mi aiuta moltissimo, perché è uno stimolo, forse anche questa una sorta di "giustificazione", ma comunque uno stimolo ad indagare, a guardare con maggior attenzione, a raccogliere e conservare preziose esperienze, vitali emozioni, a camminare...




E' per me emozionante concludere questa pagina con le poetiche parole che Federica, mia maica e compagna di tanti sentieri, mi ha dedicato, e alla quale va un immenso grazie per questo e per i tantissimi passi percorsi insieme.


"C'era una volta un viaggiatore solitario che veniva da molto lontano.

Nello zaino aveva l'indispensabile: la curiosità per la vita e per il mondo, un pugno di certezze e valori, la macchina fotografica.

Si inerpicava sui sentieri della vita guidato dall'istinto e dal sentimento.

Viaggiava leggero, con una visione disincantata e curiosa sul mondo, quasi come un bambino.

A guidare il suo cammino c'erano le stelle e i sassi.

La pioggia della vita scivolava sulle sue spalle. Qualche nube nera e minacciosa all'orizzonte non fermava il suo cammino. Il vento segnava il suo percorso. Il sole baciava i suoi passi.

La meta precisa non la conosceva, ma gli importava il viaggio.

I passi lasciati su ogni sentiero erano come perle di una collana: preziosi, lucenti, unici.

La strada del viaggiatore solitario incrociava spesso quella di altri viaggiatori: a volte c'era nello zaino qualcosa da condividere; a volte era meglio procedere oltre; a volte si poteva fare una parte del percorso insieme.

Il viaggiatore solitario faceva tesoro di volti, emozioni e profumi incontrati sul sentiero.

Ogni giorno dipingeva il quadro di ciò che aveva visto.

Procedeva spedito e, del resto, non si poteva fermare. Sapeva di dover procedere e cercare, cercare se stesso sotto il cielo che lo guidava e sulla terra che lo sosteneva."

- Federica -




"Camminare è diventato un gesto sovversivo. Non serve essere atleti professionisti, aver scalato l'Everest o raggiunto il Polo Nord. La rivoluzione è alla portata di chiunque. Basta decidere di rinunciare a qualche comodità e spostarsi a piedi ogni volta che è possibile. Anche in città, anche nel quotidiano. Sottrarsi alla tirannia della velocità significa dilatare la meraviglia di ogni istante e restituire intensità alla vita. Chi cammina gode di miglior salute, ha una memoria più efficente, è più creativo. Soprattutto, chi cammina sa far tesoro del silenzio e trasformare la più semplice esperienza in un'avventura indimenticabile."

"Il mondo è organizzato in modo da tenerci il più possibile seduti. L'invto alla posizione seduta è legato, da una parte, al desierio delle autorità che tutti contribuiamo al prodotto interno lordo e, dall'altra, al bisogno delle imprese che, quando non produciamo, consumiamo..."


da  Camminare, un gesto sovversivo di Erling Kagge


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